Negli ultimi anni, le figure sovraesposte sono state utilizzate sempre di più nella fotografia di strada. È vero che conferiscono un’atmosfera ultraterrena alle comuni immagini spontanee. Ma, come unico elemento, il soggetto sovraesposto perde rapidamente forza se non è affiancato da altri elementi significativi e, soprattutto, da una storia.
Nell’immagine presente, l’uomo/ragazzo senza volto e sovraesposto svolge perfettamente il suo ruolo: attrarre l’attenzione insieme ai due quadrati luminosi e alle linee verticali luminose sul muro. L’intera scena sullo sfondo diventa così insopportabilmente stabile e immobile, quasi pietrificata, elevata a scultura.
Ma proprio questa elevazione la rende il palcoscenico più adatto per ospitare i sogni della ragazza in primo piano. Separata spazialmente, con lo sguardo rivolto verso il basso, percepisce comunque l’esistenza di ciò che appare come la creatura della sua immaginazione.
Troppo giovane per realizzare i suoi desideri, abbastanza grande per sapere ciò che la fa vibrare, è quindi vincolata a un semplice inizio: innalzare pilastri di cemento e pareti di legno, cercando di dare un volto al suo sogno e fallendo ancora una volta.
C’è una terza presenza che allevia la rigidità teatrale e aggiunge un tocco di spontaneità in una cornice altrimenti tecnicamente perfetta. La sobrietà dell’autore grida forte: “Questa non è un’immagine accidentale, ma siete testimoni di un’altra vita accidentale. Ora vi è stata mostrata, quindi sopportatela.”
Quando il fotografo “vede” la sua immagine? Sono certo, molto prima di avere in mano una macchina fotografica!